Pianeta Mamme & Bambini – La diagnosi precoce nell’autismo infantile può cambiare la vita ai bambini e alle loro famiglie
Secondo appuntamento con Tiziana, la mamma che ci aiuta, ovviamente sempre senza fare “abuso di professione”, a far luce sul delicato argomento dell’autismo infantile dando qualche idea concreta a chi può avere questi dubbi riguardo al proprio bambino.
La diagnosi precoce è molto importante tanto da poter cambiare la vita ai bambini e l’articolo di oggi ci introduce a un percorso a proposito di come si può iniziare a vedere dei “segnali di allarme” e a chi rivolgersi, in che modo e quando.
Ogni bambino ha i suoi tempi… ma fino ad un certo punto: quando ascoltare il proprio istinto, ma soprattutto quando ascoltare uno specialista.
Si sa, i bambini sono tutti diversi e non si devono mai fare paragoni, neppure tra fratelli. Di quello che ci dicono le altre mamme, di cosa leggiamo nelle chat tematiche e nei gruppi social, dobbiamo sempre toglierne la metà.
Quante di noi hanno letto le fantastiche avventure di bambini che a sei mesi parlavano tre lingue, a nove riparavano carburatori e ad un anno e mezzo hanno conseguito il master in fisica?
Ognuna di noi ha avuto in mente, leggendo queste righe, almeno un paio di memorabilia di presunti piccoli geni.
E già magari il tuo bambino che non reagisce al suo nome, o non indica niente, ti sembrava strano… adesso ti sembra ancora più strano.
Così si rischia di non sapere davvero cosa deve (o non deve) fare un bambino e a che età.
Si fanno le domande sbagliate al pediatra o non le si fanno proprio, e si ignorano campanelli d’allarme ben precisi. A posteriori poi si hanno delle vere e proprie rivelazioni…ma sul momento si corre il rischio di non vedere.
Spesso neppure il pediatra, nel poco tempo di un bilancio di salute, si accorge di alcune cose se non sa precisamente cosa guardare.
Esiste uno strumento diagnostico in particolare, una lista di domande che il pediatra dovrebbe sottoporre ad ogni bambino ai 18 mesi di età: si chiama M-CHAT.
Non fa paura, non fa male…è una checklist su cosa fa, o meglio cosa non fa, un bambino di un anno e mezzo.
Di recente è entrato nella prassi di quasi tutti i pediatri, ma a volte può capitare che non ci venga sottoposto: si può richiedere, si deve far presente al nostro pediatra ogni dubbio e perplessità riguardo allo sviluppo di nostro figlio.
E se qualcosa non ci torna, è una buona idea sentire un secondo parere, magari sentendo un neuropsicomotricista se il bambino è molto piccolo, o un logopedista se abbiamo dubbi riguardo al linguaggio.
L’istinto di mamma non è la risposta definitiva e neppure la cura a tutto, ma è indubbiamente vero che noi genitori siamo i primi esperti di nostro figlio: se qualcosa ci “suona” strano, è importantissimo non affidarsi ai consigli di parenti o al fai da te su internet ma rivolgersi al pediatra e a chi ha le competenze per aiutarci.
Una visita da uno specialista può fare paura, ma è meglio affrontarla. Se sono solo nostre “paranoie da mamme”, verranno dissipate. Se invece abbiamo visto giusto, e qualcosa “non quadra”, la diagnosi precoce è la miglior cosa che possiamo fare per nostro figlio, e per noi stessi.
Ho aperto un profilo Instagram per condividere le esperienze che affrontiamo e poter aiutare con un po’ di umorismo altri genitori. Nessuno si deve trovare da solo fuori dallo studio del neuropsichiatra infantile, con un foglio di carta acido come un limone in una mano e la sensazione di vuoto in tutto il resto del corpo.
Ma non siete, non siamo, da soli. Questa rubrica è un punto di partenza, perché la diversità regala risorse, non solo limoni.
Tiziana Brio
autismoinpratica
Vi invitiamo a visitare il profilo Instagram di Tiziana, ma non per curiosità, per capire, per iniziare a comprendere veramente quante difficoltà possano nascondersi dietro alla parola “autismo”.
Rinnoviamo l’invito a contattarci per gli argomenti da proporre nella nostra rubrica e per rivolgere le domande alle nostre esperte.
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