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I RISTORANTI CONSEGNANO LE CHIAVI DEI LORO LOCALI: IL VIRUS CI HA MESSI IN GINOCCHIO

Il nuovo Decreto del 26 Aprile ha confermato che i ristoranti, almeno per il momento, non possono riaprire al pubblico se non per il servizio take away che inizierà dal 4 Maggio, ma che purtroppo non sarà sufficiente a risollevare i bilanci della categoria dopo oltre due mesi e mezzo di chiusura.

I ristoratori di Firenze e della provincia questa sera hanno deciso di mostrare il loro dissenso e in segno di protesta hanno acceso le insegne e le luci all’interno dei loro locali PER L’ULTIMA VOLTA perché nessuno di loro ha idea di quale possa essere il loro futuro lavorativo; purtroppo tra di loro ci saranno anche ristoranti che non saranno in grado di riaprire a causa dei problemi economici che questa emergenza ha creato, e proprio per questo domani alcuni di loro si recheranno dal Sindaco Nardella per “consegnargli le chiavi dei loro ristoranti”, ovviamente in modo simbolico, ma che purtroppo non è molto distante dalla realtà.

Stefano Bondi Ristorante Za Za con Carolina Colzi Trattoria Mario

Il direttivo dei ristoratori non ha chiesto ulteriori contributi per la loro attività se non quelli già predisposti dai vari decreti, non chiede assistenzialismo; sicuramente il problema più importante sono gli affitti – come sottolinea un ristoratore – “non è giusto che il locatore non debba riscuotere l’affitto, la nostra non è una battaglia contro il proprietario, però abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti che ci possano mettere in condizione di riprendere le nostre attività prima possibile, è inutile che oggi ci sia permesso di non pagare le utenze spostandole al 30 giugno, non saremo ugualmente in grado di poterle pagare. La nostra preoccupazione non è solo per i mancati incassi o perché non ci sarà possibile andare in vacanza è anche perché non possiamo garantire un futuro ai nostri dipendenti che su di noi hanno sempre contato.”.

I ristoranti devono adeguare i loro locali per riaprire: sanificare gli ambienti (ancora non è chiaro se quotidianamente), sanificare l’impianto di condizionamento, le mascherine per il personale (nel caso fossero le FP2 hanno un costo elevato), gel sanificante, plexiglas per separare i tavoli; quanto costa ricominciare a lavorare?

Le indicazioni per le riaperture impongono che tra le persone ci sia una distanza di almeno mt. 1,80, plexiglas… ma se si presentano per la cena persone che vivono sotto lo stesso tetto, che condividono lo stesso letto o usano gli stessi servizi igienici, il ristoratore perché deve comunque predisporre tutto affinché tra di loro ci siano queste “barriere”? Tra clienti diversi giusto e doveroso il rispetto della distanza ma nel caso in cui siano componenti della stessa famiglia com’è giusto comportarsi? Oltretutto dovendo contare su un numero minimo di coperti rispetto a prima, ammesso e non concesso che sia possibile una turnazione dei clienti, prima di recuperare il costo del personale necessario, quante volte il ristorante dovrebbe essere al completo? Ricordiamo che almeno per il momento il turismo continuerà a mancare, su quale tipo di clientela potranno contare?

                                 

I ristoranti del centro storico di Firenze, molti dei quali a conduzione familiare, sono aperti da tantissimo tempo, alcuni da ben 70 anni e sono riusciti ad andare avanti nonostante il dopo guerra, l’alluvione, problemi economici più o meno grandi e oggi, davanti a questo virus, è messa in discussione la storia d’intere generazioni di ristoratori.

Le chiavi dei ristoranti che saranno consegnate domani

La vita del ristoratore è fatta di sacrifici, di orari sballati, di feste che per loro difficilmente esistono le domeniche, i pranzi di Natale, le cene di fine anno solo per ricordarne alcune, ma devono e vogliono tornare a lavorare e devono farlo in sicurezza per questo lo Stato deve dare loro delle linee guida chiare e soprattutto fattibili per tornare, prima possibile, alla normalità.

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