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KEVIN, IL BASKET E UN SOGNO NEL CASSETTO

KEVIN, LA PASSIONE PER IL BASKET TRASMESSA DAL PADRE E UN DESIDERIO DA AVVERARE… A NATALE TUTTO PUO’ ACCADERE!

La storia di Kevin ci ha appassionato subito, così come il basket ha fatto con lui quando a 9 anni ha iniziato a praticare questo sport seguendo le orme del padre che nonostante la sua disabilità, dovuta a un incidente in modo nel quale ha perso una gamba, ha continuato da grande sportivo a praticarlo con la sua carrozzina.

E proprio la carrozzina è il sogno nel cassetto di Kevin. Una carrozzina che gli permetterebbe di continuare a giocare in quella squadra dove suo padre ha militato prima di lui.

Gennaro – il padre di Kevin – si è infatti ritirato da qualche anno e la carrozzina, utilizzata sia da lui che da Kevin, sta purtroppo facendo altrettanto. Dopo anni di utilizzo, revisioni e riparazioni è ormai arrivata alla fine della sua carriera.

Purtroppo le condizioni economiche di tutti noi, con l’emergenza che stiamo vivendo da mesi, sono difficili e per Kevin il desiderio di poter giocare nel prossimo campionato si sta allontanando sempre più. Lavorando solo suo padre e con due figli studenti, impossibile pensare a ricomprare una nuova carrozzina.

Teniamo a precisare che Kevin non ha chiesto di pubblicizzare la sua storia, ma ci piacerebbe pensare che se Kevin riuscisse a avverare il suo sogno, la prossima vittoria della sua squadra potrebbe dedicarla a tutti noi.

Adesso lasciamo spazio al racconto di Kevin:

Ciao, mi chiamo Kevin, e vi racconterò la mia storia. Nasco a Napoli nel 2001, da mamma Grazia e papà Gennaro. E fin qui potrebbe risultare un inizio ‘comune’; la mia fortuna è stata proprio nascere in questa famiglia, poiché mio padre è disabile, questo ha solamente migliorato la mia vita. La determinazione di papà nell’affrontare le avversità della vita mi ha sempre insegnato tanto sotto tutti i punti di vista. Ricordo quando ero bambino che gli altri ragazzini cercavano nel pantalone del mio babbo la gamba mancante, e io li osservavo sempre perplesso.. perché per me la mia famiglia è esattamente come tutte le altre, con 2 stampelle in più.

Nonostante la disabilità, mio papà è sempre stato un grande sportivo, principalmente del basket, passione che mi ha trasmesso.

All’età di 7 anni iniziai a prendere confidenza con i campi della pallacanestro e la famosa palla a spicchi; successivamente mio papà aveva cominciato ad allenarsi in una squadra di basket in carrozzina, quando, un giorno decisi di vedere un suo allenamento.

Avevo 9 anni e ricordo come fosse ora che varcai la soglia e vidi tantissimi ragazzini, come me, con la mia stessa passione, solamente seduti su una carrozzina.

Mi si riempì il cuore nel vedere quella squadra e tutto l’ambiente circostante. Mi sentivo a casa.

Scelsi così di portare avanti sia il basket in piedi che il basket seduto. L’energia non mi mancava, lo stare più tempo con mio papà mi rendeva molto orgoglioso e felice, con l’obbiettivo di poter un giorno scendere in campo insieme.

Dovevamo arrangiarci sempre con una carrozzina, e riuscivamo in questa condivisione (una gran fortuna dato che devono calzare a pennello, un po’ come le scarpe per il calciatore) poiché lui giocava con la prima squadra in serie B e io nella giovanile.

Anno dopo anno i miglioramenti si fecero vedere sempre di più tanto è che diventammo campioni d’Italia! Siamo stati ripagati dei nostri sforzi nel migliore dei modi!

Il mio sogno di riuscire a giocare una partita con mio babbo si è coronato al momento della chiamata in serie B, nel 2016.

Ero così contento, soddisfatto e pure orgoglioso di me. Le uniche perplessità furono: chi dei due  avrebbe usato la carrozzina? Sarai riuscito a praticare ancora il basket in 3 squadre?

Nel 2017 ho preso una decisione importante e anche dolorosa, lasciare la pallacanestro per normodotati.

L’amore che provo per questo sport, ma anche per i miei compagni piccoli e grandi, mi ha fatto essere quello che sono adesso. Lo spirito di integrazione, il sentirsi uniti, alla pari, è e sarà sempre la più grande lezione che la vita mi possa aver dato.

Io mi sento onorato delle mie scelte soprattutto perché non mi hanno mai fatto sentire diverso.

Negli ultimi anni mio papà ha smesso di giocare, per cui la carrozzina non era più in condivisione..

Ma la stessa carrozzina di cui ho parlato non ha mai smesso un giorno di fare il suo percorso, fino ad ora, che con tutte le riparazioni fatte, ha raggiunto la fine della sua carriera.

Il problema è che, anche se son stato chiamato come vice allenatore della giovanile, il prezzo del mezzo su misura è veramente alto per un ragazzo come me.

Questa è la mia storia, e se volete aiutarmi chiedo un piccolo contributo affinché non si spenga mai questo sogno. Grazie mille a tutti!

Kevin Giustino

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