Pianeta Mamme & Bambini – II rientro a scuola e il delicato rapporto tra Docenti e Genitori: collaborare è il segreto per cercare di non combattere draghi inesistenti
Fortunatamente in questo secondo lockdown i bambini con certificazione sono potuti andare a scuola in presenza dov’é stato possibile, a volte anche con piccoli gruppi di compagni.
In alcuni casi era impossibile farlo in sicurezza, quindi la collaborazione tra scuola e famiglia è stata quanto mai fondamentale.
Ma veniamo al punto: la parola chiave è appunto collaborazione. Il rapporto tra genitori e docenti è spesso spinoso, difficile e fonte di continui tiri di scherma che neanche alle olimpiadi si vedono certi affondi e parate da ambo le parti.
Questo capita perché, di base, c’è una grandissima difficoltà a comunicare e a fidarsi a vicenda, si tende a vedere l’altro fronte come un nemico e non come un alleato importantissimo: i genitori hanno dubbi e paure, gli insegnanti hanno esperienza teorica e didattica da svolgere.
C’è la tendenza da parte di tutti ad essere supponenti, invece che avere l’umiltà di relazionarsi “alla pari”. Ebbene si, alla pari.
Bisogna fare un respiro profondo e capire che fare squadra è meglio che minare il lavoro dell’altra parte. Che tu sia mamma o docente con tre master sul sostegno, senza collaborazione non porterai il tuo bambino da nessuna parte.
I docenti hanno studiato per insegnare, spesso sono anche specializzati nel sostegno, quindi sanno cosa fanno, hanno strategie e formazione specifica. Dall’altra parte, i genitori sono i massimi esperti del loro bambino, e lo conoscono da quando è nato. Sanno leggerlo come un libro aperto prima che possa scatenarsi la crisi.
Per questo il gioco di squadra è fondamentale: sono due pezzi di una stessa mappa, la conoscenza del come fare didattica e la conoscenza del bambino. Senza l’altra metà non arriverete da nessuna parte, né genitori né insegnanti. Nessuno arriva a destinazione da solo.
Un genitore che affida il proprio figlio autistico, magari non verbale, nelle mani di un insegnante gli sta dando il bene più prezioso che ha: il suo futuro.
E’ normale che possa essere spaventato, a volte anche aggressivo. Nella sua testa c’è un turbinio di paure che possono sembrare stupide: starà bene, saprà farsi capire, lo sapranno ascoltare?
Dall’altra parte, anche un docente è lecito che abbia delle paure: mi diranno le cose come sono, mi aiuteranno a capire il loro bambino, si fideranno di me e della mia formazione?
Per questo occorre farsi un profondo esame di coscienza e tendere la mano all’altro membro del team. Bisogna essere disponibili all’ascolto, al fare domande, a prendere nota e al mettere in pratica le strategie suggerite, che si sia genitore o docente formato.
Nessuno è troppo esperto per imparare dall’altro, perché si vive il bambino in due contesti di vita totalmente diversi.
Non esistono due bambini, uno a casa e uno a scuola. Esiste un solo bambino che vive entrambe le situazioni, per questo deve avere intorno una rete coesa e collaborativa.
Bisogna avere fiducia, perché si lavora in sinergia per il bene del bambino.
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