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LABORATORI GENDER IN UNA SCUOLA DI FIRENZE

Laboratori Gender in una scuola di Firenze – Fino ad oggi sono state dette tante parole. Ora parlano i genitori dissenzienti

La scuola dovrebbe essere laica e pluralista, ma a genitori dissenzienti non è possibile nemmeno esprimere la loro opinione.

Fino a prova contraria la costituzione stabilisce il genitore quale educatore e la scuola ha il compito di istruire. Il pericolo sottile di questi fatti è che si soppianti il ruolo del genitore, di fatto istituendo una scuola di regime che educa a proprio piacimento i bambini.

Tecnicamente se un’insegnante sceglie un corso proposto tra quelli de “le chiavi della città” dovrebbe dormire sonni tranquilli. Il Comune vaglia ogni proposta inserita nel contenitore.

Dietro al titolo “a scuola per fare la differenza” si cela un laboratorio sulla fluidità di genere che tra gli obiettivi ha quello di spiegare ai bambini come il genere afferisce ad una personalità e non ad una conformazione fisica.

Smontando i personaggi delle fiabe e quelli dei cartoni animati a bambini che ancora leggono le fiabe e ancora fanno dei protagonisti dei cartoon i loro beniamini.

Lasciamo adesso la parola ai genitori “dissenzienti”

«“Estremista”, “inquisitore” e “omofoba retrograda”

“Questi sono solo alcuni degli epiteti discriminatori che sono giunti a me ed alla mia famiglia in questi giorni.”

“L’unico peccato è stato quello di chiedere approfondimenti su un corso proposto (ma non illustrato) dalle insegnanti dei nostri figli di 8 anni che, etichettato come un programma di sensibilizzazione sul tema del bullismo omofobico, in realtà prevede ben altro.”

“L’unico peccato è stato quello di domandare all’istituto scolastico (ad oggi senza riscontro), con tono rispettoso dei ruoli, spiegazioni sul perché si intendesse perseguire il nobile fine dell’inclusione sociale attraverso la rivisitazione delle fiabe in chiave “gender” e se fosse corretto introdurlo ad alunni così piccoli.”

“L’unico peccato è stato quello di esercitare il ruolo di genitore nei limiti previsti dalla Costituzione ed esprimere un’opinione dissenziente da quello della massa, ritenendo prematura la trattazione di determinati temi con bambini di 8 anni.”

“Il risultato è stato quello di veder la mia figura umana e genitoriale prima sostituita dalla didattica del pensiero che non ammette civile dissenso, e poi umiliata nel nome di una furiosa spinta emotiva che mi accusa di omofobia, e che respingo fortemente.”

“Mi si accusa maliziosamente di politicizzare un tema così delicato come quello della formazione delle nuove generazioni in tenera età, rendendomi vittima di discriminazioni per le stesse questioni legate all’identità di genere che il DDL Zan vorrebbe arginare.”

“Come il lupo in Cappuccetto Rosso da rivisitare in chiave “gender” , la mia colpa è stata quella di ritenere un corso di pensiero unico, travestito da candido progetto contro il bullismo, inadatto a bambini piccoli, e per questo motivo la mia famiglia è stata prima discriminata e successivamente costretta a cambiare istituto, con la speranza che il libero pensiero, almeno in scuole paritarie, venga davvero tutelato”

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