In questi giorni è unanime il grido d’allarme degli psicologi: “Quale impatto ha avuto il “lockdown” sul benessere psicologico e mentale degli italiani?” Ognuno di noi ha reagito in modo diverso, qualcuno più ottimista ha saputo trovare il buono anche in una situazione di emergenza come quella che ci stiamo accingendo piano piano a superare, qualcuno si è arrabbiato, qualcuno invece si è lasciato andare a forme più o meno evidenti di tristezza e apatia, comunque sia la cosa che ci ha accomunati è l’incertezza del futuro… abbiamo posto la stessa domanda a Martina, bravissima interprete delle emozioni di sabbia alla quale abbiamo recentemente dedicato un articolo, che lavorando nel mondo del coaching e della formazione, è sempre a contatto con le persone e con le loro emozioni… Martina ci ha risposto così…
Le persone non sono solo ruoli, professioni, competenze e capacità. Sono persone; e poi sono tutto il resto. È per questo che penso che ognuno di noi sia un mondo a sé, unico e irripetibile. Possono esserci momenti nella vita in cui sembra di perdere la bussola di questo nostro mondo, di non aver trovato ancora il proprio posto, all’interno di questo mondo, o che magari si abbia la voglia di realizzare qualcosa che sappiamo di desiderare da tempo. È qui che entra in gioco il coaching. La sua utilità sta proprio nel farci scoprire, passo dopo passo, il nostro “libretto d’istruzioni”, come funzioniamo, per vivere in modo più semplice e soddisfacente il nostro mondo, la nostra vita.
L’incertezza delle “sabbie mobili”. La sensazione è un po’ questa, di essere nelle sabbie mobili. Non è un film, non stiamo raccontando un sogno che abbiamo fatto, è la realtà che stiamo vivendo da un certo numero di giorni a questa parte. Una realtà che a tratti sembra normalità, a cui ci siamo quasi abituati, in cui abbiamo sviluppato una sorta di abitudini. L’essere umano lo fa per non sprofondare nei pensieri, per sentirsi utile, per trovarci un senso, per non essere assalito da ansie e paure. E qual è una delle cose più risapute sulle sabbie mobili? Che più ci agitiamo, più ci muoviamo freneticamente, più la situazione peggiora.
In un momento come questo, il nostro “affetto stabile”, la nostra “congiunta” (se ci è dato fare dell’ironia), è l’incertezza. Cammina ormai a braccetto con noi. No anzi che dico, sta ferma con noi, perché fino a pochi giorni fa neanche camminare si poteva poi così tanto. A cose normali, quando abbiamo un dubbio, quando non c’è chiarezza, quando siamo incerti, è molto difficile avanzare. Anche solo muovere un passo.
- “Che faccio?”
- “E se poi non cambia niente?”
- “Qual è la cosa migliore da fare adesso?”
- “Aspetto? Provo?”
- “Mi sento vuota, persa, triste, depressa”
Quante domande mi sono fatta in questo periodo! Quante ipotesi! Ho costruito scenari, immaginato conclusioni, pensato ad ogni tipo di azione e conseguenze. Come ogni essere umano.
Sapete cosa dico alle persone con cui lavoro in coaching? O alle persone care accanto a me? Adesso, la prima cosa è scegliere.
La seconda, è non scegliere. Cosa scegliere? Le parole da dirci in un periodo così. Prima di attribuirci patologie, di arrivare a conclusioni affrettate, fermiamoci un attimo.
Non è questo il momento di “diagnosticare”; mai come adesso, ci stiamo rendendo conto che ognuno di noi è al mondo per contribuire, anche nel suo piccolo, con qualcosa che sa fare, che sa fare bene e che faccia bene agli altri. Anche le nostre parole sono un contributo a noi stessi e agli altri, un enorme contributo. Scegliamole, e usiamole con cura. Per le diagnosi, ci sono gli specialisti; loro sì che possono avere voce in capitolo.
“Non scegliete in questo momento, non prendere decisioni”. Aspettate, mi permetto di spiegarvi cosa intendo, sennò già vi vedo con gli occhi fuori dalle orbite pronti a dirmi “ma che stai dicendo? Ma ti pare che posso non prendere decisioni adesso, proprio adesso che sembra che ogni giorno io debba scegliere tra ciò che è importante e necessario per me?” Nel dire “non scegliete adesso”, mi riferisco ad un aspetto importante che molto spesso sottovalutiamo.
Quando si vive l’incertezza, quando siamo nelle sabbie mobili, quando il nostro stato emotivo è sulle montagne russe, prendere decisioni è l’ultima cosa da fare. Ovviamente non mi riferisco a scelte quotidiane, a decisioni con un impatto basso nella nostra vita. Parlo di quelle decisioni che noi prendiamo per definitive e che possono ribaltare o cambiare completamente la nostra realtà. Pensare di chiudere una relazione, pensare di stravolgere la propria attività, pensare di mettere fine a quella collaborazione, di trasferirsi, di iniziare a fare l’opposto di ciò che si è fatto finora… va tutto bene, finché appunto, è pensato.
Premesso che non sarò di certo io a farvi desistere dal mettere in pratica una di queste cose, voglio solo farvi riflettere su questo: il primo passo per uscire dalle sabbie mobili, non è decidere cosa fare dopo.
Il primo passo per uscire dalle sabbie mobili è mettere il piede dove il terreno è più stabile, sentirsi più in equilibrio, al sicuro. Fare scelte e prendere decisioni “sostenibili” è uno dei temi caldi per il mio lavoro; soprattutto in questo momento così particolare. La figura del coach può aiutarti in una cosa fondamentale: scoprire cosa sta alla base delle tue scelte. E non cosa vuoi adesso perché hai fretta, perché ti senti demotivato, arrabbiato o annoiato. Cosa vuoi, a prescindere da tutto questo.
E così allora risulterà produttivo fare mille ipotesi, immaginare scenari possibili, far andare il pensiero da una parte all’altra. Perché farà solo parte di un processo creativo. Sarà la chiave per muovere tutti i passi che vorrai.
©Martina Mennella
Questi i contatti di Martina Mennella: martinamennellacoach@gmail.com, mennellam@libero.it
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